Successo: Ottobre 2008 .
Raccontato: Settembre 2011 .
Francesco mi ha insegnato una cosa nella vita: il
team working funziona, sempre!
Non importa se stiamo parlando di lavoro, di uno
sport oppure di donne, se tu dai il meglio per il team il risultato per te è
molto meglio di quello che avresti ottenuto da solo.
Non siete qua per sentire un discorso
motivazionale se come eccellere nella vostra carriera, quindi vado diretto al
sodo:
REGOLA NUMERO UNO: Due contro due è facile
vincere.
REGOLA NUMERO DUE: Se molli la presa stai fottendo
anche il tuo amico.
REGOLA NUMERO TRE: «You have to take one for the
team», la vita è una ruota, la cozza con l'amica figa potrebbe scegliere te.
Ricorda la regola numero due e sopratutto ricorda che la ruota gira.
Da qualche mese la domenica era la serata
grigliata a casa Francesco e Henry: qualche antipasto e magari un primo piatto
italiano, carne portata dagli ospiti, un dolce preparato da me e sopratutto
vino in abbondanza offerto dall'azienda di Francesco. Per far spazio alla
nostra cantina ho dovuto rinunciare all'armadio.
Per garantire la perfetta riuscita passavamo tutta
la domenica pomeriggio ad invitare amici: compagni di lavoro, compagni di studi
(che puntualmente arrivavano con piastre da DJ per ravvivare l'ambiente), amici
italiani e sopratutto il piatto forte, il rituale.
Durante il brunch della domenica, dopo aver
dettagliatamento illustrato le performance dell'incontro casuale della notta
prima (o nei giorni negativi, dopo aver maledetto la poveretta che ci ha dato
il due di picche), iniziavamo a ricordare tutti i numeri di telefono raccolti
nella settimana precedente. Recitando abilmente la parte di chi si ricordava la
faccia collegata al numero chiamavamo tutti questi telefoni invitandoli alla
grigliata della domenica.
Sono circa le 19:00, sto armeggiando con un
risotto e un dolce al cucchiaio, a ritmo di Bossa Nova (quanto è sexy il
portoghese!), quando sento alle mie spalle:
«Permesso, possiamo entrare?»
«Avanti, venite pure»
Eccola, Jenny, un paio di anni meno di me. Un metro
e sessantacinque, seni sodissimi e alti, fianchi leggermente larghi, ma culo
sodo da atleta, lunghi capelli castani, perfettemente piastrati e lisci, faccia
abbronzata da californiana autentica e denti bianchissimi. Ci siamo conosciuti
venerdì all'uscita di un locale che stava chiudendo, due battute, uno scambio
di numeri. Dubitavo venisse, mi sorprende.
E' con un'amica.
«Henry, ti presento Deena»
La bacio sulle guance:
«Piacere, Henry»
Non è degna di nota.
Jenny agita una bottiglia di limoncello:
«Pensavo di farti un piacere, questo è italiano»
Mi immagino noi mezzi nudi in camera da letto a
bere limoncello:
«Fantastico, lo metto in freezer, così possiamo
berlo noi due dopo con calma»
Sorride, probabilmente ha avuto lo stesso
pensiero.
Non dimenticherò mai il rapporto speciale delle
donne americane con le bottiglie di alcool, ancora oggi ho davanti a me almeno
una dozzina di scene simili, ti guardano fisse negli occhi, un fianco
leggermente sollevato, con la mano appoggiata sopra, agitano una bottiglia
tenendola per il collo. In quell'esatto momento il mio cervello capisce che mi
vogliono. Oltre ogni ragionevole dubbio.
L'amica di Jenny apre bocca, ha una voce stridula,
quasi imbarazzante. E' ufficiale: è una cozza inscopabile.
Corro ai fornelli a controllare il mio risotto, mi
seguono guardandosi attorno. Arrivano alla confezione formato famiglia di
preservativi appesa al muro in cucina: ridono.
«In questa casa siamo per il sesso sicuro»
La cozza, sempre ridendo:
«Immagino questa sia appesa da due anni ormai»
«Hai ragione, vedrò di controllare se sono
scaduti»
Nel frattempo arriva Francesco con la spesa,
saluta tutti con eleganza. Mentre bacia Jenny mi guarda con la coda
dell'occhio. Conosco quello sguardo, praticamente mi sta dicendo:
«Questa è una figa, dove l'abbiamo trovata?»
Mentre fa un paio di domande recitando da copione
la parte del ragazzo interessato, Francesco cammina verso la camera e torna con
due bottiglie di Shiraz:
«Dai beviamo un aperitivo»
«Yei, vino rosso»
La voce della cozza e la cozza stessa hanno già
raggiunto il mio limite massimo di sopportazione, bevo di un fiato un bicchiere
per evitare di iniziare ad insultarla.
I nostri ospiti iniziano ad arrivare verso le
20:00, dopo un paio di bottiglie di Shiraz e Cabernet a stomaco vuoto inizio a
sentirmi ubriaco. La cena sopravvive alla mia ubriachezza.
Ormai ho perso il conto di quanta gente gira per
casa. Nel frattempo Natalia è tornata con il suo ragazzo cinese; mi abbraccia e
mi bacia in modo dubbio. Ok, questo week-end lui non l'ha scopata.
In giardino un paio di miei amici gay stanno
intrattenendo la folla con dei racconti su di un after party dopo il gay-pride
di San Francisco.
Nell'ultima ora la cozza ha fatto il suo dovere: è
stata attaccata come un mollusco a Jenny, sono riuscito a scambiare giusto due
parole ed alla prima battuta spinta ha fatto la faccia orrida, tagliando ogni
possibilità di sviluppo.
Francesco sta flirtando con la brasiliana. Non
ricordo (e forse non ho mai saputo) il nome di questa ragazza, ma ricordo un
dettaglio esilarante, in tutti i sensi. Ogni qualvolta raggiungeva l'orgasmo
scoppiava in una risata isterica. I muri in carton gesso tra camera mia e
camera di Francesco mi aiutavano a mantener vivo il ricordo.
Ormai il conto delle bottiglie di vino aperte è
impossibile, io sono ubriaco in mezzo ad una folla che ascolta il gay-pride
visto dagli occhi di un ragazzo eterosessuale. Stranamente il racconto di me
tampinato da una coppia di cinquantenni grassi provoca una grande ilarità. Per
ricalcare al meglio il ruolo del buffone decido di raccontare delle due
lesbiche che mi hanno trascinato in un bar per vedere che effetto mi facesse
vederle baciare.
Ok, ho raggiunto il massimo livello di
coglionaggine. Prendo una pausa bagno.
In coda in corridoio ecco cozza e Jenny, non so
bene cosa abbia detto (se mai ho aperto bocca), ma Jenny inizia a flirtare ed
abbracciarmi. Cozza è infastidita ed appena il bagno si libera la tira
all'interno.
Penso di aver fatto una battuta sul potermi unire
al party. Porta sbattuta in faccia.
Arriva Francesco:
«Allora quando segni la tacca con Jenny, ti vuole»
«Amico, sei sicuro?»
«Sei il solito coglione, vai adesso!»
«Come faccio con la cozza»
Amo il poter usare l'italiano e tutte le sue
sfumature senza che gli altri attorno capiscano.
«Cosa fa la cozza?»
«Si mette in mezzo, non mi lascia scopare Jenny»
«Ok, ho capito, non preoccuparti»
Cozza e Jenny escono dal bagno.
Francesco sfoggia un sorriso verso cozza:
«Ecco dove eri finita, andiamo a bere uno shot»
Cozza si gira verso Jenny, ride e si allontana
soddisfatta.
Jenny mi guarda:
«Non pensi dovremmo andare con loro?»
Le stampo un bacio in bocca. Finalmente posso
tastare gli addominali ed i glutei scolpiti.
Jenny sembra sorpresa. Piacevolmente sorpresa se l'alcool
non mi ha annebbiato troppo.
Cozza sta bevendo Tequila sale e limone.
Bacio di nuovo Jenny, finalmente adesso posso
tastare le tette sode.
Francesco torna, tenendo cozza per mano,
abbastanza ubriaca, ma finalmente con un'ubriacatura sorridente ed una voce
meno stridula. Mi guarda:
«Henry noi andiamo in camera»
«Francesco, cazzo, e quella figa della
brasiliana?»
«Beh quello è già scopata, sarebbe solo un
raddoppio. E poi tu vuoi marcare la tacca o cosa?»
«Sei un grande»
«Me ne devi una cazzone»
«Ti amo!»
Si gira verso cozza:
«Hai visto che noi in questa casa non facciamo
scadere i goldoni»
Scoppiamo a ridere tutti e quattro. Francesco è un
genio.
Io e Jenny andiamo in camera, chiudo le porta e
letteralmente la spingo contro. Inizia a spogliarmi. Inizio a spogliarla, non
vuole togliersi il completino intimo.
Combatto un po' per toglierle il reggiseno. Perdo.
Mi spinge sul letto , mi sfila i boxer ed inizia un pompino di tutto rispetto.
Dopo qualche minuto provo ad alzarmi e sfilarle il reggiseno. Niente da fare.
Provo a sfilarle il tanga, niente da fare. Non
smette di succhiare. Cazzo devo fare qualcosa, non posso finire con un pompino,
non con lei almeno.
Mi alzo di scatto, rimetto le mutande e corro in
cucina.
Apro il freezer, prendo la bottiglia, corro in camera.
Timmy, un amico cubano è in corridoio, urla incitandomi vedendomi correre per
la casa in mutande.
La faccia di Jenny è sconvolta:
«Dove sei andato?»
«Ho preso il limoncello»
Non ho mai capito se fosse un sorriso di felicità
o di piacere estremo.
Dopo un'oretta la casa inizia a svuotarsi, dalla
camera di Francesco si sentono gemiti. Jenny mi guarda e ride, non vuole essere
da meno, inizia di nuovo a cavalcarmi. Tento un timido schiaffetto sul culo. Mi
guarda e ride:
«Più forte, voglio che si senta di là!»